Revisited.

Non ci sono più regole, i confini banditi, il mondo rovesciato, i permessi cancellati.
Hanno proibito azioni sconclusionate e perdenti, assolutamente necessarie.
Hanno sostituito gli odori, rovesciato i sapori, restituito il maltolto a proprietari illegittimi.
Hanno ucciso le ipotesi, tagliato l'inizio di ogni discorso.
Non invento più da tempo. Non sottoscrivo più contratti.
Porto sempre con me dei vecchi appunti.
Abbiamo saltato a piè pari pagine importanti: abbiamo fatto un disastro. La notte dormo a pancia sotto, i sogni mi prendono a pugni.
L'ultimo ricordo che mi è rimasto di te fa d'avamposto, canta strani lamenti, mi rimbombano nel corpo.
Per questo spalanco le finestre, per questo cammino veloce, per questo tolgo i chiavistelli alle porte come alle persone.
Conosco strade tutte uguali da cui mi illudo di uscire, ma fuori dalla scatola, c'è subito un'altra scatola, poi un'altra ancora.
Trovo vuote parole piene, piene, parole vuote. Ho un piccolo angelo di madreperla che mi promette lucidità ed è in un cassetto, chiuso.
Non vivo di orari, non mi presento a me stesso, ho etichette sparse sulla pelle per ricordarmi chi sono.
Sempre più spesso la rabbia mi fa da inchiostro, la nostalgia è il mio esercito. Sono il primo spettatore delle cose che fingo.
Poi guarisco. Tengo un quaderno con cento inizi, dentro ci sono solo verbi al futuro.
Non credo nella comunione.
Bramo le passioni del solitario, fuggo dalla solitudine, odio essere invisibile.
In qualche posto sperduto, in un angolo della mia anima, c'è ancora quella nuvola che sparì nel cielo, c'è ancora un abbraccio, cose sensazionali, misteri che non intendono lasciare la presa, voglie che riemergono a prender fiato.
Ci sono ancora parole che meritano di essere pronunciate, pensieri ribelli di tanti ribelli me stesso, pezzi che si ritrovano, resti che si riuniscono, innumerevoli albe e frequentate notti che cantano libertà.

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Broccoli

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La fretta